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Le Porte di Pietra ….viste con un occhio particolare

Il .

13 maggio   Quando il nostro Roberto Moro ci ha informato che avrebbe partecipato al weekend speciale del trail con un ruolo un po’ particolare abbiamo pensato che sarebbe stato interessante farci poi raccontare le sue impressioni. E ora ve le proponiamo…….. “….Con Giacomo Tofalo avevamo deciso di partecipare alle Porte di Pietra 2017, 12^ edizione della classica del Trail. Motivi di calendario e preparazione mi hanno spinto ad un più modesto ruolo di “scopa” nei 42 chilometri della Marathon (che, sempre in coppia, avevamo già corso lo scorso anno) mentre lui ha coronato il sogno correndo con successo i 71 insieme ad un mito dei runners di casa nostra: Andreino Boggeri, uno dei padri fondatori sia della competizione che dell’associazione degli Orsi che splendidamente la organizza. I puristi della corsa veloce non amano il trail, ognuno per sue ragioni. Probabilmente, agli occhi degli stradisti, l’armamentario di zainetti, bacchette e bandane variopinte fa somigliare la cosa più ad una gita scolastica in montagna che ad una competizione di corsa. E’ pur vero che il fondo sconnesso a volte al limite del percorribile ed i cambi di pendenza continui ed imponenti fanno si che per lunghi tratti si cammini e non si corra affatto. E’ più facile che questa specialità sia apprezzata da chi, annoiato, ha voglia di sperimentare qualcosa di nuovo o che abbia passione da sempre per le corse sulle lunghe distanze. Il paese di Cantalupo Ligure (si parte di li) ti accoglie il giorno della gara così com’è con la sua genuina e limpida semplicità, ai piedi del suo campanile un po’ storto. La Croce degli Alpini biancheggia sulla costa delle “rive d’Cantaluvu” col favore del primo sole del mattino, gli uccellini gorgheggiano sulle “gurre” del Torrente. Ci si saluta, ci si studia, ci si raduna per le istruzioni (pomposamente briefing). Partenza sulle note dei Queen e degli Europe, come di consueto. Poi ti godi il viaggio, sapendo che faticherai come una bestia e che da domani (parlo per me) per qualche giorno potresti aver difficoltà a scendere le scale decentemente, altro che correre per sciogliere e scaricare. I sentieri delle Porte però ti regalano il meglio del repertorio dei monti e dei boschi più belli ed alti della nostra provincia. La luce si riversa sulle mille varietà dei verdi, sull’ocra e sul grigio delle pietre delle case che spruzzano di rosso i boschi con i tetti visti da lontano. Stare in alto, scorgere lontana l’onnipresente cima del Tobbio, montagna sacra, raggiungere il limite del bosco dove si arrende, ed è solo pascolo. Il vento, l’aria sottile, il canto dei cuculi ed i grugniti dei cinghiali. Se arrivi all’imbrunire ti accompagnano i primi grilli che accolgono la sera. Abbiamo attraversato paesini dai nomi lievi e poetici: Volpara, Piuzzo, Teo ritrovandovi le tracce di un mondo antico consegnato ai nostri ricordi dell’infanzia. Sul Roncasso, a poca distanza dall’Ebro, siamo stati accolti dall’inatteso volteggiare di aerei poi rivelatisi il passatempo di un gruppo di radiomodellisti. Fa impressione vederli volare nelle gole, ben sotto i vostri piedi. Fare la “scopa” ti concede un inedito punto di vista sulla gara. Parli molto con le persone, leggi nei loro occhi e nelle parole non dette che ti rispettano e non ti sopportano allo stesso tempo. All’inizio della gara rappresenti il possibile fallimento, man mano che si avvicina la fine diventi un solido appoggio da usare per far leva sull’orgoglio e spingere testa e gambe verso l’arrivo. E’ stata una bella corsa, emozionante ed istruttiva ….”

 

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