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Il racconto della Ultra K di Vigoleno

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22 novembre - Le parole di Fabrizio Lavezzato raccontano una gara speciale: E’ lunedì 25 ottobre, il giorno dopo l’ecomaratona di Alba, in cui Ilaria ha trionfato per il secondo anno consecutivo. Stiamo corricchiando a Pasturana nella classica sessione di scarico post gara. “Che cosa facciamo adesso? Il 21 Novembre ci sarebbe la Ultra K, campionato italiano di 50Km a Vigoleno” abbozzo io. “Cosa dici?” risponde Ilaria. Ecco, dovete sapere che quando si propone ad Ilaria di fare una gara, Lei non risponde mai “Si”. Se rimane in silenzio, significa che ci deve pensare. Se risponde con “cosa dici?” vuol dire che si farà. L’avvicinamento alla Ultra K, gara di 50km con più della metà del percorso in salita e con la tremenda ascesa al monte Pellegrino, 6 infiniti km che arrivano quando nelle gambe ce ne sono già oltre 25, avviene secondo il nostro schema classico, ovvero il ricorso al Giro del Brisco. Questa volta optiamo per la versione “light” (si fa per dire), ovvero i 30km con partenza ed arrivo dalla piscina di Gavi. Mancano 2 settimane alla gara, i 40km con partenza da Rovereto sarebbero troppi. Propongo di fare il percorso con passaggio da Bosio, sia perché il tratto da Bosio alla cima degli Eremiti, ricorsa come pendenza e lunghezza la salita al Pellegrino, sia perché da Voltaggio a Gavi, il percorso ondulato ci consente di spingere bene nel tratto finale. L’allenamento è ottimo, nel tratto da Carrosio all’arrivo giriamo molti km sotto i 4’/km, aumento il ritmo al massimo. “Tutto a posto?” chiedo a-Ilaria che mi affianca. “Si” risponde decisa. La conferma arriva da un crono di 3’ più basso rispetto a quello fatto in Aprile sullo stesso tratto. Siamo pronti. Arriviamo a Vigoleno, sul confine tra Piacenza e Parma, direttamente alla domenica mattina, partendo da Novi alle 5.00. E’ un po’ una sfacchinata, ma ha il vantaggio di poter rispettare le abitudini pre-gara della cena senza intoppi e comunque dormire nelle nostre rispettive case, quindi senza problemi di adattamento. La gara è dura, lo sappiamo. E’ un campionato italiano. Io ho avuto qualche problema fisico, ma stringo i denti. Tra le donne, la favorita è Federica Moroni, in uno stato di forma inarrivabile in queste settimane. Con tutte le altre Ilaria se la può giocare, anche se la concorrenza non manca di certo: da Francesca Rimonda ad Elisa Benvenuti, da Paola Leardi a Monica Testa, è un lotto di atlete fortissime. Partiamo alle 8.30 precise, a Vigoleno c’è il sole, ma fa freddo e c’è molta umidità. Federica Moroni scappa via subito, imponendo un ritmo infernale. Noi partiamo decisi, approfittando di un primo tratto in leggera discesa e poi pianeggiante, tenendo sempre un occhio al crono, per non esagerare. Si forma un gruppetto di atleti, con Francesca Rimonda, Cristian Calabrese ed altri. Giriamo i primi 10km a 4.04/km di media, fin troppo forte. Intorno all’undicesimo km, la strada svolta a destra e da questo momento la pianura sarà solo un ricordo. Prendo la testa del gruppo, Ilaria è di fianco, respira bene, quindi so che posso aumentare un po’ i giri. La strada sale costante per 3-4km, faccio il ritmo ed i compagni di viaggio pian piano si staccano. Al 15esimo km, in prossimità di Salsomaggiore, siamo rimasti in 3, Ilaria, io ed un ragazzo di Pesaro. Sarà cosi per i successivi 30km. Dal 15esimo al 22esimo km è quasi tutta salita, io fatico perché ho un dolore fisico, ma stringo i denti, le gambe girano. Scambiamo qualche parola, Ilaria sta bene, corriamo in spinta ma senza esagerare. Ho in mente l’altimetria, il brutto arriva dopo il 25esimo km. Dal 22esimo al 25esimo c’è un po’ di discesa, ne approfittiamo per tirare il fiato, ma anche per far girare le gambe. Al 26esimo inizia l’ascesa al Pellegrino. E’ come salire agli Eremiti, lunghi tornanti tutti uguali che non finiscono mai. Sembra sempre di essere in cima, ma quella cima maledetta non arriva. In salita il mio dolore si acuisce. “Ilaria io non ce la faccio più” dico al 30esimo. “Piantala” risponde lei secca. “Se vuoi ci fermiamo un attimo”. Non ci fermiamo, se mi fermassi so che mi ritirerei. Finalmente arriva il km 31, la strada inizia a spianare un pochino, c’è vento e fa freddo. “Ragazzi un sorriso” urla un fotografo. Non gli tiro dietro tutti gli insulti del mondo, solo perché ho promesso a Ilaria di limitare le imprecazioni e, perché, alla fine, lui sta facendo il suo lavoro e prende freddo peggio di noi. Arriva la discesa, recuperiamo e spingiamo forte fino al 36-37km, senza quasi accorgerci. Da li in avanti è un percorso ondulato che ricorda molto il tratto Gavi-Voltaggio, impegnativo ma corribile. Le gambe stanno bene, la mente anche. I dolori fisici, ormai, non possono più fermarmi, manca troppo poco. Passiamo alla maratona in 3h11’, tempo notevole per noi considerato il percorso. Dietro non c’è nessuno. Decidiamo anche di fermarci un attimo per una sosta tecnica e poi riprendiamo forte per gli ultimi km. “Se vuoi aumentare ormai è finita” dico a Ilaria. “No stiamo bene così, arriviamo insieme” risponde lei. Al 48esimo km la strada svolta a sinistra ed inizia l’ultimo tratto in salita per Vigoleno, un muro di oltre un km in cui non si riesce quasi a correre. Ormai però è fatta, l’ingresso nel borgo è da brividi. Ilaria è splendida seconda assoluta e vice campionessa italiana (oltre che campionessa di categoria) in 3h49’59’’, io seguo in 3h50’02’’, quindicesimo assoluto, con tanto di dedica a papà. Un risultato voluto, ennesimo tassello di un’annata davvero importante per Noi. La Corsa è eterna finchè dura. W la Corsa.

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