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Pacer ….by RM - Busseto (PR)

Il .

Domenica 24 Febbraio ore 13:20 circa. Sono seduto sull'erba dei giardini di fronte ad un antico Palazzo signorile che non conosco, mi ricorda un po' il Castello Sforzesco di Milano. Ho accanto, sulla destra, Carmen. Dietro di noi i raggi del sole incendiano la mia maglietta madida di sudore dopo aver descritto la curva necessaria ad evitare l'enorme statua di Giuseppe Verdi che siede pensoso a quattro metri d'altezza. Sono stanco ed ho i riflessi appannati ma avverto un movimento sulla mia sinistra. Con la coda dell'occhio scorgo una piccola figura ferma ad un metro da me. Vinco la resistenza delle gambe e mi alzo. È una bimba bionda, i denti definitivi in corso d'arrivo mi suggeriscono un cinque, sei anni. Forse. Indossa occhiali rotondi alla Harry Potter, un piumino grigio dal quale spunta un maglione a grossi fiori rosa e grigi. Ha le scarpe da ginnastica in tinta. Poco dietro di lei un preadolescente altrettanto biondo (suppongo il fratello) le copre le spalle. Ad un paio di metri una signora intorno ai quaranta osserva serafica la scena. La bimba, silenziosa, ha sul viso un’espressione combattuta tra l'imbronciato e lo stupito. Il suo sguardo palleggia tra il mio ed un punto, in alto, sopra la mia spalla sinistra. Ho capito. Le domando: “vuoi il palloncino"? Non risponde. Mi coglie il dubbio che sia straniera. Le chiedo come si chiama. I suoi occhi mi fissano dietro alle lenti. Risponde lapidaria: “Eleonora". Bene, comunichiamo. Le ripeto la prima domanda. Annuisce e la sua vocina conferma. Carmen cerca di slegare la fettuccia bianca lunga un metro e mezzo che fissa il palloncino alla spalla della canotta. Non riesce, per timore di perderlo ho stretto troppo il doppio nodo. Taglio il nastro coriaceo con i denti. Ci vuole un attimo. Consegno il globo alla bimba, sulla plastica lucida e verde spicca il tempo vergato con il pennarello nero: 3:40. Penso sia quello che ha attirato la curiosità della fanciulla e che lo rende speciale, inusuale ai suoi occhi. Lo accetta, sempre guardinga. La madre, con voce fuori campo ordina: “come si dice"? La bimba obbediente pronuncia il “grazie", la guarda e finalmente accenna un sorriso. La madre mi rivolge un gesto di riconoscenza. Raggiungo nuovamente Carmen sul tappeto erboso, comincia a prendermi freddo. Devo decidere cambiarmi. Ho fatto per la prima volta il Pacer ad una maratona. La dodicesima per me. Era la “Terre verdiane abbiamo faticato da Salsomaggiore Terme a Busseto ed attraversato Fidenza, Fontanellato (quella con il famoso labirinto) e Soragna. In quest’ultima il percorso prevedeva un passaggio in una casa antica e bellissima, prima nel parco e poi addirittura attraverso un salone a pian terreno dominato da un'enorme lampadario di cristallo. Per fortuna del parquet il pavimento era protetto dal tappeto rosso di fine corsa del traguardo della “trenta”. Mi ha fatto da guida Carlo, un ragazzo gentilissimo che aveva la responsabilità della nostra coppia. L'organizzazione dei Pacers si chiama “I pacers del sorriso, gli originali" ed il loro atletico e deciso presidente si chiama Roberto, come me. Sotto la canotta ufficiale arancione, in gara, ho indossato la maglia dell’Atletica Novese. È stata un’esperienza emozionante. Roberto Moro

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